Tra le mille me
ognuna ha il suo specchio.
Tra i mille me
ciascuno ha la sua ombra.
E le ombre e gli specchi
hanno contrasti
che si riflettono incessantemente
nelle acque di un torrente.
Il fiume
riflette
il cielo,
la sua costante espansione.
Nel mutamento
il contenitore è immobile
e in evoluzione
al tempo stesso.
Nell'infinito dinamismo dell'esperienza
la statica armonia di colui che esperisce.
L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno è quello che è già qui(...)Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno e farlo durare e dargli spazio. Italo Calvino da: Le citta’ invisibili (1972)
lunedì 2 maggio 2011
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